Lo spirito quotidiano è la via

Il cuore della pratica: zazen

Lo zazen è la postura del risveglio stata tramandata da Shakyamuni Buddha fino ai giorni nostri. Ci si siede a gambe incrociate, con la schiena dritta, respirando con calma, con il corpo e la mente unificati. Senza alcun spirito di ottenimento, si rivolge lo sguardo verso l’interno. In questo modo, chiunque può superare naturalmente i limiti del proprio egoismo e sperimentare direttamente il risveglio della propria vera natura.

Liturgia

A prima vista, potremmo pensare che questo termine sia più strettamente associato alle religioni cristiane.

Ma guardando un po’ più da vicino, possiamo trasporlo alla religione buddista, se partiamo dalla premessa che il buddismo è una religione.

 

Per la cronaca, la parola liturgia (dal greco λειτουργία / leitourgía; “il servizio del popolo”) è l’insieme di riti, cerimonie e preghiere dedicate al culto di una divinità religiosa, definite secondo regole che possono essere codificate in testi sacri o nella tradizione.

Le religioni sono sopravvissute nei secoli grazie ai loro rituali.

 

La preghiera liturgica zen potrebbe essere tradotta come “zazen”. Za: sedersi, il problema del corpo; zen: deriva da chan, dyana: meditazione, concentrazione, il problema della mente.

L’essere umano, seduto, con corpo e mente uniti e non separati, può tornare al silenzio. Praticare il raccoglimento.

 

Il silenzio è il punto di convergenza di tutte le religioni. È la base da cui tutto può esistere.

La fonte dello spirito è tranquilla.

Bisogna fare silenzio dentro di sé. Ritornare alla pace.

 

Dopo il periodo di zazen e meditazione, i monaci e le monache recitano i sutra (insegnamenti del Buddha). Questo è un modo per restituire o dispensare i meriti “ottenuti” attraverso la meditazione.

Questi sutra sono rivolti a tutti gli esseri umani, per aiutarli, tra l’altro, a risolvere il problema della sofferenza.

 

Il maestro Dogen (XIII secolo, fondatore della scuola Zen Sōtō) dice nel capitolo “Kankin” (kan: osservare; kin (gyo): sutra) dello Shobogenzo:

Coloro che predicano dottrine non buddiste per ottenere guadagni e onori non possono praticare i sutra del Buddha. E questo perché il libro dei sutra è scritto sugli alberi e sulle pietre, i campi e i villaggi lo propagano, un atomo di polvere lo mette in scena e il vasto spazio lo commenta.

La pratica dello Zen contiene rituali, come tutte le pratiche.

La nostra vita contiene rituali; tutti noi abbiamo “piccoli rituali personali” che scandiscono le nostre giornate.

La vita stessa è un rituale.

Nella pratica dello Zen Sōtō, tutto è un rituale. Tutto è concentrazione, sul gesto e sul qui e ora. Sull’essere presenti al mondo, agli altri e a sé stessi.

I pasti sono rituali, così come lavarsi, camminare, dormire, ecc.

Ci sono più di 150 “gatha”, piccoli testi che ci accompagnano durante la giornata in ogni azione che compiamo.

Questo ci ricorda che la nostra pratica è la concentrazione, che tutto è pratica, non solo stare seduti o recitare i sutra.

Tutto ha lo stesso valore; un’attività non è più importante di un’altra.

Cucinare, recitare i sutra, pulire il bagno: tutto è rituale, tutto è concentrazione e pratica del “qui e ora”.

Oryoki

Ai tempi del Buddha Shakyamuni, i monaci ricevevano il cibo nella loro ciotola per le elemosine. In alcune tradizioni buddiste, questo modo di praticare il dono è rimasto invariato nei secoli. Altre, come lo Zen, hanno sviluppato modalità differenti.

Oggi i monaci zen nel mondo moderno lavorano, coltivano i loro giardini e preparano i pasti. Ma la ciotola ha mantenuto il suo significato più profondo: esprime la non separazione tra chi dà, chi riceve e ciò che è donato.

Samu - l'attività di tutti i Buddha

L’attenzione al momento presente, senza giudizio, senza uno scopo particolare, senza l’aspettativa di un beneficio personale: questa concentrazione si esprime in tutti i gesti e le attività della vita quotidiana.

Il samu ci permette di mettere questo atteggiamento al servizio della comunità, continuando l’azione di tutti i Buddha nel lavoro necessario al funzionamento del tempio, insieme, semplicemente.

Questa attività è parte integrante della pratica Zen Sōtō – come lo zazen, il kin-hin, i rituali, l’oryoki. Tutti possono partecipare in base alle proprie capacità fisiche, con il sostegno della comunità.

Kesa - l'abito illimitato

Il Kesa – corpo e mente del Buddha

Il maestro Kodo Sawaki (1880-1965) ripeteva costantemente “la mia scuola è la scuola del kesa”, o “zazen e kesa sono come le due ali di un uccello”.

Egli trasmetteva l’insegnamento del Maestro Dōgen nella sua dimensione pratica e viva.

Il capitolo “Kesakudoku” dello Shōbōgenzō, “i meriti del kesa” sono utilizzati come base per gli insegnamenti impartiti al tempio.

Ogni domenica pomeriggio, iscrizione obbligatoria.